Non solo la lingua, ma anche le usanze e tradizioni fanno parte della cultura ladina e vengono celebrate ancora oggi
Il popolo ladino è molto religioso, per questo la maggior parte delle usanze sono collegate a festività cattoliche. Alcune tradizioni sono state dimenticate, altre invece perse col passare del tempo, però gran parte delle usanze viene festeggiata ancora oggi con grande fasto:
“Donacia” o “Poscignara”:
il 6 gennaio (Epifania) le ragazze del paese si travestono come “Poscignara”, una brutta e vecchia strega che gira di casa in casa per spazzare via i fantasmi cattivi dell’anno appena passato. Sulla schiena, le ragazze portano inoltre un cestone, per portare via i bambini maleducati.
“La granara de saresc”:
la Domenica delle Palme, l’ultima domenica prima di Pasqua, i bambini portano le loro scope fatte di un ramo di una pianta particolare in chiesa, dove il prete le benedice. Questa scopa, attaccata allo steccato, tiene lontana la disgrazia e protegge coloro che abitano in quella casa.
“Festa de Santa Maria dal Ciüf”:
il 15 agosto (Ferragosto) è uno dei giorni festivi più belli dell’anno, si festeggia la “Santa Maria dal Ciüf”, ovvero la Santa Maria del Fiore. Le contadine del paese portano in chiesa un cesto decorato con erbe curative, farina, sale e fiori, che viene benedetto dal prete. Il cesto viene conservato e gli ingredienti bruciati nel forno appena arriva un temporale, per proteggere la casa dai danni.
“Tò la nöcia” o “rubè la nöcia”:
si tratta di una tradizione durante le nozze, in cui gli amici degli sposi “rapiscono” la sposa durante o dopo il pranzo e la portano nelle locande vicine, dove si beve, si balla e si canta. Nel frattempo, quando lo sposo si accorge che la sposa è stata “rubata”, manda il testimone a cercare la sua cara. Il testimone, per potersi prendere la sposa, deve trovare il gruppo e pagare i conti delle diverse locande. Dopodichè riporta la sposa al suo sposo, e si continua a festeggiare.
Caratteristici per la valle dolomitica sono anche i costumi tradizionali, che possono essere ammirati durante occasioni particolari, come cortei o cerimonie nuziali.
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